venerdì 31 dicembre 2010

BUON ANNO AGLI AMICI DELLA DAMA DI BACCO


L'AUGURIO DI UN NUOVO ANNO
PIENO DI SODDISFAZIONI
E TANTE BELLE COSE

... con una poesia tratta dalla piccola suite di Nicola Baronti dal titolo 46 Capodanni pubblicata su Arte e Pensiero 2011, a cura delle Edizioni Helicon di Arezzo

(L’età di Giano)
Il vecchio anno attende al suo ordine assoluto,
astrazione di stanze familiari, di cose tangibili
nella morbosa possessività per destini attesi,
finché il giorno non volta faccia, il dado si riposa
nell’entusiasmo vezzoso di contraddizioni,
come i giorni giovanili, pungenti ed alterni,
la divina follia che non sta in margini di foglio.
Dietro queste mie mura, che nascondono
mappe del cuore annodate da pugni fanciulli,
scaglio lontano giavellotti per nuovi amori
e una febbre altissima assale, allunga di luce
i pomeriggi, corrompe benigna,
anno dopo anno, quella voglia all’infinito
dell’essere per essere,
coerente.





AUGURI DALLA DAMA DI BACCO

lunedì 27 dicembre 2010

ANCORA SULLA FESTA DEI SANTI GIOVANNI

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LA FESTA DEI SANTI GIOVANNI,
LA FESTA SMARRITA
Vinci, 27 dicembre - San Giovanni Evangelista
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Il 27 dicembre, San Giovanni Evangelista, per Vinci era una festa importante, almeno fino ai primi anni del Novecento ovvero la festa del patrono del Comune di Vinci. Per maggiori approfondimenti si rimanda al post dello scorso anno. Questa volta ci soffermiamo sulle origini e natura della festa civile e cristiana.

I SANTI GIOVANNI E LE PORTE SOLSTIZIALI
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Le feste dei Santi Giovanni, che coincidono con i solstizi, evocano antichi riti agricolo-pastorali legati al nome di Giano, un’antica divinità bifronte degli Italici, identificato con il Sole nel ciclo giornaliero e annuale. Giano, re leggendario e divino, avrebbe dato inizio alla civiltà, istituendo i riti religiosi e promuovendo la civiltà. In suo onore le corporazioni degli artigiani romani celebravano le due feste solstiziali.
Giano era, in senso generale, il “custode delle porte” ed esercitava la sua influenza su ogni passaggio e su ogni inizio o principio. A lui erano consacrati il primo mese dell’anno, l’inizio di ogni mese, di ogni giorno e di ogni attività. In quanto divinità solare Giano aveva il controllo delle porte del Cielo, che il sole apre con l’alba e chiude con il tramonto, così come all’inizio e alla fine dell’anno solare.
Nel ciclo annuale Giano apre e chiude le Porte Solstiziali, attraverso le quali il sole dà inizio alle due metà, ascendenti e discendenti, del percorso annuale.
Il volto di Giano è bifronte (duplice). Da una parte è raffigurato con un volto maturo e barbuto, a simboleggiare - secondo una concezione platonica - l’attenzione rivolta alle cose del mondo, dall’altra con un volto giovane e gioioso a rappresentare invece l’aspetto divino dell’anima, attratta da Dio.
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Il nome di Giovanni, che nella tradizione cristiana, si viene a sovrapporre a quello di Giano, viene interpretato nel medioevo come “Grazia del Signore”, collegandola alla parola ebraica hanan, dal doppio senso di misericordia e di lode, per cui i due significati di “Misericordia di Dio” e di “Lode di Dio”, corrisponderebbero alle direzioni ascendenti e discendenti delle due metà del cielo annuale, in quanto la misericordia scende da Dio sugli uomini, mentre la lode sale verso la divinità. Altri studiosi invece intravedono nella radice ebraica Joni (giorno), legata al significato solare del termine, il collegamento fra il cristiano Giovanni e il pagano Giano.
I Santi Giovanni trovano pertanto un preciso riscontro nel simbolismo collegato al rapporto fra Cristo e San Giovanni Battista, come le due metà ascendente e discendente del ciclo solare. L’Evangelista muore il 24 giugno perché in quel giorno il Sole inizia a decrescere, ma la sua festa è celebrata il 7 dicembre, data della dedica della sua Chiesa ad Efeso, in quanto per la Chiesa significa la rinascita della luce e del verbo. Il Battista celebra la nascita al Solstizio d’estate, che l’Angelo del Signore annuncia come giorno di gioia in quanto, pur dando inizio alla fase oscura dell’anno, annuncia e prepara la via al prossimo avvento di luce.
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Secondo anche l’iconografia classica, nell’immagine giovane e imberbe dell’Evangelista emerge il volto bello e giocondo di Giano, simbolo del solstizio d’Inverno, mentre nella figura del Battista si ripropone la faccia barbuta ed accigliata del Dio, in rapporto al Solstizio d’Estate.
L’espressione popolare di San Giovanni che ride e San Giovanni che piange si riferisce ai due volti di Giano ed agli opposti significati attribuiti alle due Porte Solstiziali e alle due metà dell’anno, benefica e favorevole la prima, triste e malefica la seconda.
L’associazione ed il culto dei due Santi Giovanni sono comunque una tipica espressione del culto cristiano medievale. Si ricorda, a titolo di esempio, l’intitolazione della Basilica dei Santi Giovanni in Laterano (oggi impropriamente chiamata San Giovanni) attribuibile addirittura a San Gregorio Magno (590-604 d.c.), in virtù probabilmente della conservazione delle reliquie dei due santi nella suddetta basilica.
La Festa dei Santi Giovanni trova infine ancora oggi un riscontro nell’ambito dei riti esoterici collegati alla Massoneria. I Santi Giovanni erano patroni delle Gilde muratorie in Germania e in Inghilterra. Le Logge dei tre gradi simbolici sono ancora oggi dette di San Giovanni.


Nota didascalica a cura di N. Baronti per la mostra
Natale a San Pantaleo. Tradizione e cultura della festa, 2007 per la Dama di Bacco
Ogni diritto è riservato. Si prega, se del caso, di citare la fonte

SUL LEONARDO DI BECCOROSSO


C'E' QUALCOSA CHE NON TORNA.....
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Un ulteriore aggiornamento sul busto leonardiano: come evidenzia Francesco Cianchi il confronto fra la cartolina del 1921 e il busto leonardiano di Beccorosso evidenzia profili, abbigliamenti e materiali diversi, quello ottocentesco in terracotta e quello di campagna in pietra. C'è una certa somiglianza fra la mano dell'autore del Leonardo di Beccorosso e quella del Garibaldi sulla Via Roma, molto diversa invece da quella del busto raffigurato nella cartolina pubblicata. Il mistero continua .....u

domenica 26 dicembre 2010

A PROPOSITO DI BUSTI LEONARDIANI.....


Monumento a Leonardo, Vinci 1921
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SUL MONUMENTO OTTOCENTESCO DI LEONARDO
Una interessante segnalazione ed alcune riflessioni
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La pubblicazione delle Befanate Vinciaresi sta suscitando interesse e riscoprendo la passione, l'amore e la dedizione per il paese da parte di molti vinciaresi. Come Dama di Bacco non può che fare piacere. Per tale motivo evidenziamo il commento lasciato da un lettore che probabilmente spiega la fine del monumento ottocentesco a Leonardo, che abbelliva l'omonima piazza, con la successiva nota del curatore dell'antologia (Dama di Bacco).

Dal commento al post della Dama di Bacco del 23 dicembre 2010:
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Salve, sono Matteo Cioni di Vinci, lavoro presso la Misericordia di Vinci, volevo fare i complimenti per il simpatico libro molto interessante, inoltre volevo precisare che il busto di Leonardo che compare nella cartolina non è andato perduto ma si trova adagiato sul muro di una abitazione in località Beccorosso di Vinci. Sono un collezionista di cartoline di Vinci, ho notato quelle nel libro, di cui ne possiedo alcune anche io e nel mio piccolo ho fatto delle ricerche. Magari un giorno ne parleremo di persona! Complimenti a presto.

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Ringrazio Matteo per la segnalazione. Spero ardentemente che sia lo stesso busto del monumento ottocentesco raffigurato nella cartolina pubblicata. In ogni caso, sarebbe interessante sapere per quale motivo dalla piazza principale del borgo prima, dal Museo Leonardiano poi, dove si trovava inizialmente conservato secondo alcune testimonianze, sia finito - ammesso che si tratti effettivamente dello stesso - nella casa di Beccorosso. Alessandro Vezzosi nel libro "I ritratti di Leonardo", edito nel 2009, pubblica una foto e nella didascalia parla di un busto "dimenticato" nella campagna vinciana. Personalmente, non desidero entrare nel merito della vicenda storica. Nel recente libretto sulle tradizioni popolari ho preferito riportare esclusivamente i fatti, usando il condizionale sull'attuale destinazione del busto, per non ingenerare subito delle polemiche inutili. Non spetta a me risolvere la complessa storia. Non ho i titoli, nè gli strumenti per farlo. La mia speranza era quella di provocare - con spirito costruttivo - gli animi vinciaresi e, magari, invogliare qualche storico locale a ricercare e scrivere sull'annosa vicenda del monumento a Leonardo, che peraltro s'intravede in altre cartoline. Non è vero, quindi, che "a Vinci si dorme sempre", come annotava il funzionario cinquecentesco della Podesteria di Vinci!
Per la ricerca storica sulle tradizioni popolari ed il contenuto del libretto, in verità, mi interessava molto di più l'epigrafe dedicata a Leonardo, che Francesco Cianchi peraltro ricavava da alcune fotografie dell'epoca, non tanto dalla cartolina dove risultava illeggibile. Come si può evincere da chi avrà la possibilità di sfogliare il quaderno, si tratta di una iscrizione che ricalca la forma latina, indizio di una mano molto preparata. Per tale motivo, Renzo e Francesco Cianchi pensavano ad un compositore fiorentino, peraltro invitato a Vinci in occasione dell'inaugurazione del monumento nel 1875. Io propenderei per un poeta, per mera partigianeria ! In ogni caso - come si sottolinea nel libro delle befanate - i Vinciaresi non sono riusciti a festeggiare il centenario del monumento, anche perchè nel 1975, cento anni dopo, il monumento non c'era più, il busto era probabilmente smarrito nella campagna di Vinci, come hai segnalato; della storica epigrafe non v'era più traccia, se non il ricordo orale degli anziani.
Caro Matteo, mi congratulo per la tua passione di collezionista attento e preparato. Le cartoline pubblicate purtroppo non sono di mia proprietà, nè degli altri autori. Fanno parte di una bellissima collezione privata il cui proprietario mi ha chiesto di non rivelare il nome per motivi personali. Tuttavia sulla cartolina del monumento di Leonardo, che ho avuto il piacere di visionare e detenere per un giorno, ci sono delle ulteriori novità. Quando il libro era ormai in stampa, mi è stato riferito di una identica cartolina in possesso ad altro vinciarese, spedita addirittura nel 1921. Dovrebbe far parte di una mini serie di tre cartoline pubblicate da una casa editrice veneziana, così mi dicono. Ti auguro di trovarle al più presto, magari tutte quante! Si potrebbero pubblicare su di una prossima edizione delle Befanate o su altro quaderno di storia locale, con le opportune correzioni.
Colgo l'occasione, per ricordare che i proventi di questa prima edizione delle Befanate verranno destinati per opere di beneficenza. L'intenzione dei vari autori è quella di contribuire al restauro di una opera d'arte del nostro territorio. Il ricavato non sarà molto, per il numero limitato di copie e probabilmente di lettori. Il gesto tuttavia vuole essere il modo più diretto per testimoniare come, nel segno della tradizione popolare, sia ancora possibile per quei vecchi vinciaresi, evocati nella rima poetica toscana, raffigurati in vecchie cartoline, condividere assieme ai giovani di oggi l'amore, la cura e l'attenzione per il paese, collaborare nel segno della continuità storica alla comune opera per la tutela e la salvaguardia artistica e ambientale del nostro territorio (compreso il monumento ottocentesco di Leonardo). Grazie ancora Matteo, perchè con il tuo prezioso contributo confermi che vi è ancora la possibilità di far rivivere lo spirito e l'anima del luogo ..... alla faccia magari di chi parla male dei vinciaresi!

Nicola Baronti

sabato 25 dicembre 2010

NATALE A VINCI 2010, NEL SEGNO DELLA TRADIZIONE

Albero di Natale a Vinci, 2010
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NATALE A VINCI E SAN PANTALEO
fra tradizioni, ricordi e leggende
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La BEFANATA VINCIARESE, appena uscita, sta suscitando molta curiosità. La speranza è che la prima edizione si possa esaurire al più presto. I ricavi andranno per la tutela e la salvaguardia di un'opera artistica del nostro territorio (che sveleremo al momento opportuno). Per il momento il ringraziamento va a coloro che hanno offerto alla Dama di Bacco il loro contributo di memoria e di passione per la riscoperta e valorizzazione delle antiche usanze contadine. Un grazie anche a GONEWS, il quotidiano di informazione on line dell'Empolese Valdelsa, che per fare gli auguri ha scelto una foto di Vinci innevata inviatagli da questo blog paesano.
Nel solco tracciato, si completa così il percorso delle tradizioni natalizie legate al territorio, oggetto della mostra evento Natale a San Pantaleo. Tradizione e cultura della festa, che si è svolta nella chiesa di San Pantaleone Martire in San Pantaleo, appena riaperta nel dicembre 2007. Una manifestazione che oltre a raccogliere oltre mille visitatori nella sperduta campagna, al gelo della chiesa, ancora senza acqua e luce, riscaldata solo dall'entusiasmo degli organizzatori del Comitato San Pantaleo e degli intervenuti, continua ad essere lo spunto e la fonte di ispirazione per tante altre iniziative natalizie. Anche le vecchie befanate vinciaresi, di cui alla recente pubblicazione, furono riproposte a San Pantaleo per la Vigilia dell'Epifania 2008.
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Le dodici noci di sale, San Pantaleo 2007

NATALE A SAN PANTALEO
Cultura e Tradizione della festa a Vinci e sul Montalbano

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LE TRADIZIONI DELLA NOTTE DI NATALE

Il 25 dicembre veniva già festeggiato nell’antica Roma secondo i riti della religione mitraica, in occasione del solstizio invernale, ovvero il giorno di più corto dell’anno, e la nascita del “ sole invitto”, in coincidenza con l’inizio dell’allungamento delle “ore” di luce.
Secondo gli usi e le tradizioni della civiltà contadina, a Vinci e sul Montalbano, il Natale conserva pertanto ancora il carattere della festa inaugurale per l’inizio di un nuovo anno.
La notte di Natale, in particolare, è notte di prodigi, nella quale non si possono fare né fatture né incantesimi. Nel calendario dei contadini, la notte di Natale non conosce eguali, se non nella contrapposta notte di San Giovanni Battista, ovvero al solstizio d’estate, quando le tenebre purtroppo incominciano a riprendere il sopravvento ed i giorni a “ calare” le ore di luce
Nella tradizione del Montalbano è il momento in cui i “guaritori” insegnano o tramandano in segreto le formule per curare “magicamente” i vari malanni, le note “segnature” ad esempio contro le malattie della pelle, il cosiddetto “foco di S. Antonio”, oppure particolari malanni come i “bachi” dei bambini, gli orzaioli, le sciatiche, le verruche e così via. Una curiosità è quella legata anche al culto di San Pantaleone, considerato nella tradizione popolare, il protettore degli erniosi e per tale motivo spesso invocato dai guaritori.

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Alessandro Vezzosi spiega ai visitatori la piccola Epifania di Leonardo da Vinci, San Pantaleo 2007
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IL CEPPO
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La festa del Natale è conosciuta anche come il Ceppo, richiamandosi ad una vecchia usanza contadina. Il “capoccia” ovvero il capofamiglia, di solito la persona più anziana, nella vigilia di Natale sceglieva un “ceppo”, ovvero un grosso tronco di ulivo, da ardere nel focolare domestico, per riscaldare la casa in attesa dell’arrivo di Gesù Bambino. Ardeva quindi tutta la notte. Quello che restava veniva acceso per l’Epifania e l’Ascensione. Con le ceneri venivano benedetti i campi in segno di augurio per i nuovi raccolti oppure venivano preparati potenti talismani contro il male
La tradizione del Ceppo era l’occasione anche per trarre dalla fiamma auspici di vario genere secondo la quantità delle faville e la direzione che prendevano.
Il Ceppo era chiamato anche il “regalo” che i fidanzati facevano alle loro ragazze.
Oggi, il Ceppo è rimasto nel linguaggio comune ad indicare la tredicesima ovvero la cosiddetta “gratifica natalizia” oppure il “dono” che il datore di lavoro elargisce alle famiglie dei propri dipendenti e collaboratori in occasione della festa.
Molti sono i proverbi legati al Ceppo, come “ S’ha da mangiar tanto per Ceppo!”, espressione sarcastica se detta in tempo di carestia.
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Il presepe artistico di Giulio Calugi, San Pantaleo 2007

LE TRADIZIONI SMARRITE DELLA NOTTE SANTA

Un'altra tradizione, riferita dalla gente di San Pantaleo, era quella dell’Acqua zitta. Nella notte della Vigilia, il capoccia (capofamiglia) prendeva un paiolo di rame e riempito di acqua sorgiva lo metteva nel centro della tavola alla mezzanotte e lì stava fino al mattino, quando l’acqua “benedetta” dalla venuta di Gesù Bambino veniva aspersa nelle stanze della casa e nelle stalle degli animali.
Altri auspici, oltre alle faville del ceppo, venivano ricavati dalla gente del Montalbano dai “ dodici gusci di noce” (talvolta erano bicchieri), che colmi di sale venivano collocati sopra il focolare, dove bruciava il Ceppo. Alla mattina, i gusci che conservavano la maggiore quantità di sale indicavano i mesi più ricchi dell’anno, o secondo altre versioni, i mesi meno “bagnati” e quindi con una maggiore penuria di pioggia. Il giorno però dedicato dai contadini alla lettura dei simboli per pronosticare il futuro del nuovo anno era però quello del primo gennaio

La capannuccia della famiglia toscana, nel confessionale della vecchia chiesa. San Pantaleo, 2007

Un saluto, un ringraziamento ed un augurio speciale a tutti !

Gangalandi

Ogni diritto è riservato. In caso di riproduzione si chiede di citare la fonte.

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NATALE 2010
TANTI AUGURI DALLA DAMA DI BACCO

E' NATALE
E' Natale ogni volta che sorridi ad un fratello e gli tendi una mano.
E' Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società.
E' Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.
E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.
E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.
Madre Teresa di Calcutta

giovedì 23 dicembre 2010

LA BEFANATA VINCIARESE, UNA SPOON RIVER TUTTA TOSCANA

T. Signorini, Vinci

NATALE A VINCI E SUL MONTALBANO.
CULTURA E TRADIZIONE DELLA FESTA
Dama di Bacco, 2010
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LA BEFANATA VINCIARESE
Una Spoon River tutta toscana
La Versiliana Editrice, 2010
RACCOLTA DI POESIE, PROSE POETICHE E STORNELLI
DELLA TRADIZIONE ORALE VINCIARESE
a cura di NICOLA BARONTI,
contributi di FRANCESCO CIANCHI
RAFFAELLO SANTINI e CRISTINA ANTONINI
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in compagnia dei personaggi vinciaresi, di ieri e di oggi,
da Benedetto Carlini (XVI secolo) al Nini del 2008.
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Edizione limitata e numerata per il Natale 2010
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I ricavi della vendita della prima edizione saranno devoluti
per opere di salvaguardia e tutela del patrimonio artistico di Vinci

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Si ringraziano coloro che nel ricordo delle vecchie generazioni di vinciaresi contribuiranno alla tutela e valorizzazione del nostro patrimonio artistico. Come dice un protagonista di Spoon River, oggi sono tornato " per essere onorato e onorare " il mio paese. Con la poesia, anche popolare, i vecchi personaggi assieme ai nuovi vinciaresi condividono l'amore, la passione, la dedizione per la storia e la memoria del territorio, senza soluzione di continuità
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Il Parco della Rimembranza, Vinci 17.12.2010

Ebbene sì, le Befanate sono uscite proprio venerdì 17 dicembre, a Fucecchio, nel mezzo della bufera di neve che si abbatteva su tutta la zona. A loro suggello si propone la foto del Parco della Rimembranza innevato, come luogo simbolo di questa raccolta, il luogo dove si trovava il vecchio cimitero del paese, il luogo della Rimembranza.
Con il gioco poetico della befanata vengono infatti evocati nel verso e rima toscana i vecchi personaggi del paese, colti nelle loro piccole manie, difetti e virtù. Per tale motivo, il sottotitolo richiama i personaggi di Spoon River, la cittadina statunitense, a cui E.L Master dedicò una strabilante antologia poetica nel 1915.
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I vasi d'oro e d'argento - San Pantaleo, 2007
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La foto, raffigurante il vaso d'oro e d'argento, richiama la befanata lirica del Cinquecento da cui molto probabilmente trae origine la Befanata Vinciarese e del Montalbano, una befanata fatta dai poeti, nei solotti, nelle accademie, ma anche in luoghi impensabili, come i conventi. Il testo vuole illustrare le origini del gioco poetico di società ripreso nell'ambito della civiltà contadina, seppure con forme e modi sicuramente meno aulici di quelli dell'Accademia fiorentina. La foto è stata scattata in occasione della mostra-evento, Natale a San Pantaleo. Tradizione e cultura della festa a Vinci e sul Montalbano, svoltasi a San Pantaleo dal 23.12.2007 al 6.1.2008, con oltre 1000 visitatori, organizzata dalla Dama di Bacco, in collaborazione con la Parrocchia di San Pantaleone Martire in San Pantaleo.
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I libri si trovano presso le cartolerie di Vinci

domenica 19 dicembre 2010

LA NEVICATA DEL 2010, Vinci 17 -18 dicembre

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Di nuovo neve nel 2010 ... e tanta ! Si parla di oltre 20 centimentri di neve caduta nel giro di poche ore che ha imbiancato il paesaggio vinciano.
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La torre vinciana
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La strada dei polli (sulla Via di Caterina)
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Vigneti imbiancati
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Skyline vinciarese
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Cartoline
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Bianche viti

Via Lamporecchiana (18.12.2010)
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La nevicata del 17 dicembre, venerdì
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La Via di Caterina, fra androne Ciofi e la Quarconia
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Pallate sotto l'Omo di Vinci
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Il muro di Paladino
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Primo caos nel piano della Madonna
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Foto di Gangalandi

sabato 11 dicembre 2010

PERSONAGGI DELLA VIA DI CATERINA, MOIRA

Autunno a San Pantaleo ( p.g.c. foto di Corrado Granata)
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RICORDI DALLA VIA DI CATERINA, 2009
Percorso eno-teatrale da Vinci a San Pantaleo,
sulle orme di Leonardo fanciullo
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MOIRA
La triade divina, costituita miticamente da tre sorelle (Cloto, Lachesi, Atropo, figlie dell'Erebo e della Notte) che secondo gli antichi greci e romani presiedevano al corso della vita umana, di cui svolgevano e troncavano inelittabilmente la durata, con una forza irresistibile superiore alla volontà e al potere stesso degli dei.
Nella Via di Caterina le sorelle parlano con le stesse parole di Leonardo tratte dai suoi pensieri. Ad interpretarle sono state tre attrici della Compagnia dell'Unicorno di Toiano Le foto sono state gentilmente concesse da Camilla Boldrini.


MOIRA (LE ZINGARE)
( Tre donne – anche una all’occorrenza - vestite come madonne, su trampoli dal Vincio ai vinci rossi, immersi nella nebbia. E’ il tempo che fugge…..)


Tempus fugit… tempus fugit… tempus fugit

O speculatore delle cose, non ti laudari di conoscere le cose, che ordinariamente, per sé medesima la natura, per sua ordini, naturalmente conduce; ma rallegrati di conoscere il fine di quelle cose, che son disegnate dalla mente tua

Non ci manchino modi nè vie di compartire e misurare questi nostri miseri giorni, i quali ci debban ancor piacere di non ispenderli e trapassargli indarno e sanza alcuna loda e sanza lasciare di sè alcuna memoria nelle mente de’ mortali.
Acciò che questo misero corso non trapassi indarno
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Tempus fugit… tempus fugit… tempus fugit

O tempo, consumatore delle cose, e o invidiosa antichità, tu distruggi tutte le cose! E consumate tutte le cose dai duri denti della vecchiezza, a poco a poco, con lenta morte!
Elena, quando si specchiava, vedendo le vizze grinze del suo viso, fatte per la vecchiezza, piagne e pensa seco,
perché fu rapita due volte.
O tempo consumatore delle cose, e o invidiosa antichità, per le quale tutte le (cose) sono consumate !

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Tempus fugit… tempus fugit… tempus fugit

( mostrando un fossile raccolto lungo il Vincio)
O tempo, veloce predatore delle create cose, quanti re, quanti popoli hai disfatti, e quante mutazioni di stati e vari casi sono seguiti, dopoché la meravigliosa forma di questo pesce qui morì per le cavernose e ritorte interiora… ora disfatto dal tempo, paziente giaci in questo chiuso loco, colle spolpate e ignude ossa hai fatto armadura e sostegno al sovrapposto monte ! ( indicando il Montalbano)

dalla Via di Caterina
(percorso teatrale itinerante a cura di N. Baronti e D. Lavoratorini, 2009)

sabato 4 dicembre 2010

LO STENTERELLO VINCIARESE SE NE VA A PISTOIA, 28 NOVEMBRE 2010

Federico Garcia Lorca, un genio ribelle
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IL G.A.D. CITTA' DI PISTOIA
CON IL GENIO RIBELLE
VINCE LA PRIMA EDIZIONE DEL
TEATRO DI QUARCONIA FESTIVAL
Vinci, ottobre - novembre 2010
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Domenica 28 novembre 2010 presso la Sala Incontri della Casa del Popolo di Vinci, alla presenza del Sindaco, Dario Parrini, e dell'Assessore alla Cultura, Alberto Casini, del Comune di Vinci, del Presidente dell'Assemblea del Circondario Empolese-Valdelsa, quali rappresentanti degli enti patrocinanti, si è conclusa la prima edizione della Rassegna di Teatro Amatoriale di Quarconia, con la cerimonia di proclamazione e premiazione dei vincitori. La Giuria, composta da Silvana Santi; Armida Leporatti, Claudio Benelli, Raffaello Santini, Maria Polizzoto, Adelaide Faccenda, Paola Brogi, quale presidente dell'Associazione Casa del Popolo di Vinci, presieduta da Nicola Baronti, con l'ausilio di Luigi Palandri, presentatore della serata proclamava i vincitori, assegnando i seguenti riconoscimenti.
PREMIO ALLA MIGLIORE RAPPRESENTAZIONE TEATRALE alla Compagnia G.A.D. CITTA’ DI PISTOIA per lo spettacolo UN GENIO RIBELLE di Franco Checchi con la seguente motivazione:
Non è certo la rassegna teatrale di Quarconia a scoprire il G.A.D. Città di Pistoia, una compagnia di teatro amatoriale ormai conosciuta ed apprezzata in ambito regionale e nazionale. Come ogni anno, il G.A.D. CITTA’ DI PISTOIA ha presentato ancora una volta un testo teatrale inedito di Franco Checchi, bellissimo, dedicato alla vita ed ai vari aspetti della complessa ed articolata opera del fine artista andaluso dall’animo popolare, Federico Garcia Lorca. La rapida successione di quadri tratti dai vari testi teatrali, poetici e musicali, accuratamente selezionati, permettevano di valorizzare le qualità e le attitudini dei vari attori, affinate da una regia rigorosa, professionale, solo apparentemente distaccata. La riproposizione del pensiero di Garcia Lorca sul valore e l’importanza del teatro popolare costituiva infine una rinnovata dichiarazione di intenti da parte del G.A.D. Città di Pistoia per un teatro veramente libero, accessibile a tutti, senza distinzione di condizioni socio-economiche. Non v’è infatti un palcoscenico di città o provincia toscana che non abbia conosciuto il G.A.D. Città di Pistoia in quaranta anni di attività. L’amore e la passione per un teatro popolare, inteso anche come momento collettivo di conoscenza e di accrescimento culturale, traspariva in ogni scena della rappresentazione di Un genio ribelle che otteneva il massimo punteggio nelle varie categorie della rassegna, sia da parte della giuria che del pubblico.
Il trofeo rappresentante lo Stenterello Vinciarese, opera del giovane artista Emanuele Giraldi, va quindi ad arricchire la collezione di premi della compagnia pistoiese.
PREMIO ALLA MIGLIORE REGIA a CATERINA CASINI per la regia dello spettacolo “ …. C’ACECASSI SE NN’È VERO “ di Franca Neri presentato dalla Compagnia Teatro Popolare di Sansepolcro
PREMIO ALLA MIGLIORE SCENOGRAFIA
ad ALESSANDRO COLLU – MARIA MALISAN per la scenografia della commedia “MISSIONE DA I’ PARADISO” di A. Zucchini presentato dalla Compagnia I Soliti Ignoti da Vinci
PREMIO SPECIALE PER LA DIREZIONE MUSICALE, ADATTAMENTO DEI TESTI E VOCE SOLISTA a DANIELA DOLCE per lo spettacolo UN GENIO RIBELLE di F. Checchi presentato dal GAD CITTA’ DI PISTOIA
PREMIO SPECIALE ALLA CARRIERA a MARIA MALISAN BIANCONI per le numerose e svariate interpretazioni in cinquanta anni di teatro popolare a Vinci, dalla storica Filodrammatica Leonardo da Vinci alla Compagnia I Soliti Ignoti da Vinci.
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Caterina Boschi, la migliore interprete femminile
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PREMIO ALLA MIGLIORE INTERPRETAZIONE FEMMINILE a CATERINA BOSCHI per il ruolo di UNA DONNA SOLA (F. Rame) nello spettacolo VOLEVO SOLO PARLARE CON QUALCUNO presentato dalla Compagnia Teatrale Giardini dell’Arte di Firenze;
PREMIO ALLA MIGLIORE CARATTERISTA FEMMINILE (EX AEQUO) a SABRINA VADI per il ruolo di Rosa nella commedia UNA SQUILLO PE I’ PIZZICAGNOLO BEPPE di Marotta presentata dalla Compagnia Teatrale di Marcignana ed a DANIELA DE ROSA per il ruolo di Marta ovvero la contessa russa nella commedia COSE TURCHE di Fayad presentata dalla Compgania Mosaico di Scandicci.
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Alessandro Fedi, premio per il miglior attore maschile con la ZTL Bottegone
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PREMIO ALLA MIGLIORE INTERPRETAZIONE MASCHILE ad ALESSANDRO FEDI per il ruolo di Alexander nell’atto unico IO CHE BALLAVO PER SOLITUDINE di G. Golisano presentato dalla ZONA TEATRO LIBERO di Bottegone (PT)
PREMIO AL MIGLIORE CARATTERISTA MASCHILE a DIEGO BALDINI per il ruolo di Umberto Pandolfini nella commedia VACANZE FORZATE di A. Zucchini presentata dalla Filodrammatica Sanpierinese di San Pierino- Fucecchio

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Le autorità presenti, la giuria ed il numeroso pubblico presente ad ogni rappresentazione sottolineavano la riuscita della manifestazione, il buon livello delle compagnie presenti, trattandosi di una prima edizione, l’ottima organizzazione dell’Associazione Casa del Popolo con l’augurio sincero che possa essere per la nostra comunità, il nostro paese e comune, l’inizio di una nuova e proficua stagione di teatro popolare, non solo amatoriale, nel segno della continuità storica, del rispetto dei valori della tradizione, della passione della gente di Vinci che ha amato e ama ancora il Suo teatro.

sabato 30 ottobre 2010

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Lo scrittore toscano dell'anno
Nella rosa dei finalisti anche
IL GOVERNATORE DELLE ACQUE di Nicola Baronti,
Polistampa 2010
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Sono stati resi pubblici i nomi dei venticinque autori e libri che compongono la rosa dei finalisti dalla quale verrà prescelto da un'apposita giuria di esperti e critici Lo scrittore toscano dell'anno, a cura della Fiera del Libro Toscano.
Tuttavia anche il pubblico dei lettori è invitato ad esprimere la propria preferenza fra i libri selezionati. Le preferenze possono essere inviare a info@toscanainlibri.com entro il 12 novembre. La proclamazione del vincitore è prevista per i primi di dicembre presso Palazzo Panciatichi di Firenze alla presenza del Presidente del Consiglio Regione Toscana
Fra i testi selezionati compare anche un piccolo libro di poesia dedicato alle sorgenti e alle acque operose del Montalbano e di Vinci, Il Governatore delle Acque di Nicola Baronti, con prefazione di Giovanna Fozzer, pubblicato dalla Polistampa 2010, presentato a Firenze lo scorso 15 aprile, nell'anniversario della nascita di Leonardo da Vinci.
Si tratta di una piacevole sorpresa, anche in considerazione del calibro degli altri autori e dei libri selezionati.
Il Governatore delle acque è una vera e propria dichiarazione d'amore e di dolore per la propria terra, come ha sottolineato la critica. Una lirica, modulata in versi piani e di ampio respiro, ripercorre a ritroso la genealogia del desiderio in un viaggio mentale nomadico e dispersivo che, al di là dell'infanzia e della storia, sulla scia della filogenesi approda allo stupore delle origini, al regno primevo delle acque, dove l'uomo civilizzato si scopre a sorpresa "girino", sottolineava G. Barberi Squarotti. Una silloge che invita ad acquistare volontà di comprendere, coraggio nelle avversità, misura nei giudizi, moderazione dei desideri attraverso il colloquio con la natura ed il proprio mondo interiore ( I. Scerotta Samà da Città di Vita , aprile 2010)
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Le acque operose di Leonardo
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COMUNICATO STAMPA
25.10.2010 - Lo scrittore toscano dell'anno
I venticinque autori in lizza per il premio
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Da un elenco di cinquantasei autori, l’Associazione Fiera del Libro Toscano, con la collaborazione di critici, ha ridotto a venticinque la “rosa” dei papabili per l’assegnazione del premio “Lo scrittore toscano dell’anno”, che s’avvale della collaborazione della Presidenza del Consiglio regionale della Toscana e del Comune di San Miniato, dov’è nato nel 1993.
Ecco i nomi.
Miriam Serni Casalini: “Il Buglione”, Sarnus
Stefano Rossi Galli: “Vohabolario del vernaholo fiorentino e del dialetto toscano di ieri e di oggi”, Romano editore
Angela Galli e Jacqueline Monica Magi: “Il corpo di una donna”, Marco Del Bucchia editore
Alberto Fiaschi: “Le colpe dei deboli”, Marco Del Bucchia editore
Maria Pagnini: “La pace della sera”, Soleombra edizioni
Gerardo Giaquinto: “Le nuove avventure di Pinocchio nell’anno del Signore”, Seneca edizioni
Roberta Lepri: “La ballata della Mama Nera”, Avagliano editore
Antonia Guarnieri: “Cinque anni con Mario Tobino” e “Le storie della zia Maria Vittoria”, Edizioni dell’Erba
Riccardo Bellandi: “I signori dell’Appennino”, Mauro Pagliai editore
Angelo Australi: “L’usignolo di provincia”, Mauro Pagliai editore
Francesca Petrizzo: ”Memorie di una cagna”, Frassinelli
Marco Vichi. “Un uomo tranquillo” , “Morte a Firenze”, Guanda; “Noi, soli”, Mauro Pagliai editore
Chiara Barbagli: “Detti e filastrocche in Toscana”, Zona
Athos Bigongiali: “L’ultima fuga di Steve McQueen e altre storie”, Felici editore
Margherita Hack: “Liberascienza in libero Stato”, Rizzoli
Marco Malvaldi: “Il re dei giochi”, Sellerio
Attilio Caselli: “Brace”, Fazi editore
Carlo A. Martigli: “Toscana misteriosa”, Castelvecchi
Francesco Guccini: “Non so che viso avesse”, Mondadori
Fosco d’Amelio e Rosaria Parretti: “Firenze Radio Swing”, Mauro Pagliai editore
Paolo Ciampi: “Una domenica come le altre”, Mauro Pagliai editore;“Miss Uragano”, Romano editore; “Una famiglia”, Giuntina; “L’ultimo dei poeti”, Sarnus
Paola Presciuttini: “Il ragazzo orchidea”, Gaffi
Cosimo Calamini: “Le querce non fanno limoni”, Garzanti
Erika Bianchi: “Sassi nelle scarpe”, Dario Flaccovio editore
Nicola Baronti: “Il Governatore delle acque”, Edizioni Polistampa
Emiliano Gucci: “L’umanità”, Ellint
Anche quest’anno, l’organizzazione vuole coinvolgere i lettori, per l’assegnazione di un premio speciale. Le preferenze possono essere inviare a
info@toscanainlibri.com entro il 12 novembre.
La cerimonia di consegna del premio è prevista per le 11.30 di venerdì 3 dicembre, nella sala del Gonfalone, Palazzo Panciatichi, a Firenze, alla presenza del presidente del Consiglio regionale della Toscana.
Riccardo Cardellicchio
Direttore dell’Associazione Fiera del libro toscano

domenica 17 ottobre 2010

LO STENTERELLO DELLA QUARCONIA


STENTERELLO ASSAGGIA
IL SASSO DEL MONTALBANO
Premio Regionale di Teatro Amatoriale
di Quarconia

Quando la fame è di quella nera si mangerebbero anche i sassi - sembrerebbe dire questo Stenterello - soprattutto quelli morbidi, di pietra arenaria, del Montalbano .... a trovarli verrebbe da dire ! Le cave di pietra del Montalbano con cui sono stati costruiti i castelli del territorio sono esaurite infatti da tempo. La battuta fa parte naturalmente dello spirito della Quarconia che aleggia nella frequentatissima rassegna di teatro amatoriale che si sta svolgendo a Vinci.
La riscoperta dell'antico teatrino vinciarese, imparentato nel nome e nella tradizione popolare con il più famoso teatro fiorentino che vide la nascita di Stenterello, ha suscitato molto interesse fra la gente del paese, nel pubblico e fra le compagnie partecipanti alla rassegna. La piccola Via Quarconia, proprio nel centro del vecchio borgo, si è riappropriata della sua storia e dignità, riuscendo a veicolare di nuovo l'immagine e la tradizione del teatro di Vinci. Una storia importante, partecipata e dai contorni inaspettati, da molti un po' ingiustamente dimenticata.
Per festeggiarla, Emanuele Giraldi ha studiato e realizzato una vera e propria scultura che rappresenta il premio principale che sarà assegnato alla compagnia vincitrice della 1^ Rassegna Regionale di teatro amatoriale di Quarconia che si sta svolgendo a Vinci presso la Sala Incontri dell'Associazione Casa del Popolo.
Vinci ed il suo teatro, sono racchiusi in tale opera. L'immagine di Stenterello rappresenta l'omaggio all'antico teatro fiorentino di Quarconia, a questo punto anche vinciarese, visto il nome del luogo in cui venivano svolte nell'ottocento le rappresentazioni della locale filodrammatica. L'effige scolpita alla base della scultura è il simbolo medievale del Comunità di Vinci. I materiali con cui è stata realizzata rappresentano il territorio del Montalbano. La scultura di Stenterello che assaggia il sasso è di legno d'ulivo; mentre la pietra che sta alla base è quella arenaria, tipica del Montalbano.
Emanuele Giraldi è un giovanissimo artista di Vinci. Si è laureato all'Accademia di Carrara. Oltre che di arte si occupa di restauro.

mercoledì 29 settembre 2010

LA QUARCONIA DI VINCI, UN TEATRO DI POPOLO

Vinci ed il teatro, 1977 - Logo della II^ Rassegna Città di Vinci
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VINCI ED IL TEATRO, UNA GRANDE TRADIZIONE

1^ CONCORSO TEATRO AMATORIALE
" di QUARCONIA"
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Vinci, 2 ottobre - 28 novembre 2010
Salone Incontri Casa del Popolo
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La «Quarconia di Vinci» è una piccola viuzza nella parte storica del paese, seppure un po’ nascosta. Dalla via che scende dall’Androne Mazzetti di Piazza Leonardo si entra, sulla destra, in una viuzza o «chiassetto», all’inizio coperto da una volta. Fu chiamata in questo modo nel XIX° secolo e si chiama ancora Via di Quarconia, probabilmente dall’omonimo antico teatro fiorentino. Come ricorda Renzo Cianchi, storico locale, in uno stanzone che dava su quella viuzza si tenevano delle recite a cura di una filodrammatica del paese. Si raggiunge la Quarconia anche dall’altro androne di Piazza, quello detto del Ciofi, attraverso il chiassetto dal nome originale di «dietro buche».
Il nome di Quarconia rappresenta inoltre la tradizione e la passione della gente di Vinci per il teatro, soprattutto vernacolare. L’origine del termine è tuttavia incerta. A Firenze denominava un ricovero fondato del 1659 da un artigiano occhialaio, Filippo Franci per ospitare i monellini , i ragazzi di strada, poveri e senza dimora, in un edificio detto appunto della Quarconia. Secondo la versione più accreditata la voce sarebbe di origine scherzosa, composta dalle espressioni latine quare «perciò» e quoniam «poiché», con allusione alle formule pseudo-giuridiche che motivavano i provvedimenti disciplinari presi nei confronti dei ragazzi più vivaci. Alla fine del 1700, soppresso l’istituto per minori, negli stessi ambienti, Gioacchino Cambiagi creò il teatro «della Quarconia» (1789), un teatro molto modesto nei mezzi, dove venivano date rappresentazioni soprattutto in vernacolo, per il divertimento popolaresco, contro le ingiunzioni del Granduca che ne voleva la demolizione. Ci fu anche chi lo definì la «Pergola dei beceri» per l’uso degli spettatori di portarsi da casa molti cibi e fiaschi di vino per la cena ed i gesti un po’ rumorosi che accompagnavano il gradimento o meno del pubblico. Nonostante nel 1826 la Quarconia venisse ristrutturata e chiamata Teatro del Giglio mantenne comunque il suo connotato popolare. Non è un caso che nel Teatro della Quarconia di Firenze sia nata la maschera di Stenterello. Anche la « Quarconia di Vinci», stretta fra le vecchie case, proprio nel cuore del borgo, è stata senza dubbio l’espressione dell’anima più popolare del luogo, un tempo punto di riferimento e di accoglienza per chi raggiungeva il paese direttamente dalla campagna, centro di chiacchiere o «ciane», di un’intensa e partecipata vita comunitaria.
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La rassegna regionale di teatro amatoriale intitolata alla «Quarconia di Vinci» vuole ricordare la tradizione secolare di filodrammatiche locali che si sono succedute nel tempo con rappresentazioni in vari spazi paesani, dall’ottocentesco stanzone scalcinato di «dietro buche», al teatro detto «della Misericordia», allo scomparso «teatrino delle monache», dove oggi è la Palazzina Uzielli.
Rappresenta inoltre una speciale dedica ad una forma di teatro partecipato e amato dalla gente semplice, appassionata, affezionata anche alle serate di puro divertimento, alle veglie in compagnia della poesia popolare e degli stornelli improvvisati, come si usava una volta.
La Quarconia di oggi, seppure finora un po’ dimenticata, ha mantenuto tuttavia il suo fascino di teatro di vita. Forse è un caso oppure una vera vocazione che ormai da qualche anno in Via di Quarconia il Circolo Fantasy di Vinci organizza spettacoli teatrali con i racconti ed i personaggi fantasy in occasione della Festa dell’Unicorno. In varie edizioni della “ Via di Caterina”, il percorso teatrale itinerante nelle campagne di Vinci, sulle orme di Leonardo fanciullo, la Quarconia è stata inoltre il punto di partenza per gli attori che da qui accompagnavano idealmente sotto braccio gli spettatori lungo i sentieri, interpretando le storie e le leggende del paese
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Progetto per il restauro del Teatro della Misericordia
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Con piacere, segnaliamo il primo concorso regionale di teatro amatoriale di Quarconia nell’ambito della IV rassegna Teatriamo promossa dall’Associazione Civile CASA DEL POPOLO di Vinci, che la ospita nei propri locali, in assenza dei palchi storici vinciani. Rimane tuttavia intatto lo spirito di un teatro amatoriale, spesso vernacolare, che si pone come centro di socializzazione, di aggregazione, di valorizzazione di una tradizione vernacolare altrimenti dimenticata, seppure aperta a nuovi linguaggi e stili di comunicazione. Una delle più nobili espressioni della piccola comunità e della sua volontà di conoscersi, emozionarsi e rappresentarsi nelle forme e modi di un teatro di popolo.
Negli anni settanta, grazie al Centro Iniziative Culturali Ricreative e Promozione Teatrale, Vinci diventava a pieno titolo anche una delle prime sedi di rassegne di teatro amatoriale a livello regionale. Il palco del Teatro della Misericordia accoglieva le vecchie glorie della tradizione fiorentina che si rifacevano direttamente ad Augusto Novelli, Giulio Bucciolini. Chi non ricorda Wanda Pasquini, ultima signora del grande teatro fiorentino, la famosa signora Ossibuchi del Grillo Canterino, premiare i partecipanti alla prima rassegna regionale del teatro amatoriale Città di Vinci del 1976, oppure Tina Vinci e Ghigo Masino (famosa la sua maschera del prete scoglionato fiorentino, a cui s’ispirava poi il Don Fumino di Renzo Montagnani) che intervenivano alla cerimonia di premiazione della seconda edizione; Vanna Bucci con il giallo toscano de Il delitto d’i villino accanto e il suo Succhiello Vampiro modello partecipare con tutta la compagnia. Importante è sempre stata l’adesione del teatro pistoiese. Suggestivo ed inquietante l’enorme crocifisso disegnato da Jorio Vivarelli, sì proprio il famoso artista e scultore, che dominava la scena della rappresentazione di “Io, Abramo” di Renato Lipari, testo vincitore del premio nazionale Vallecorsi, con la regia di Fabrizio Rafanelli oppure la magistrale interpretazione di Vivaldo Matteoni dell’Enrico IV di Pirandello. Due nomi che hanno contraddistinto la grande tradizione del teatro amatoriale pistoiese che ha prestato a quello ufficiale italiano attori come Ugo Pagliai e manifestazioni di scrittura teatrale come il Premio Teatrale Vallecorsi, nato negli stabilimenti Breda per volontà degli operai, grande segno di rinascita culturale nel secondo triste dopoguerra . Dal sacro al profano, si ride ancora per la scanzonata frequentazione del teatro della Misericordia, con esauriti a continuazione, del Teatro e Folklore livornese e le famose maschere labroniche dei personaggi della nonna Cesira e delle sue amiche canterine. Altri autori contemporanei si rammentano, come Vinicio Arfavelli che con lo “ Scherzo da Preto” e il GAD Città di Massa ammaliava il pubblico oppure compagnie amatoriali di città famose, come il Piccolo Teatro Città di Pisa, il Gad Città di Grosseto, Il Piccolo di Cortona. Nel mezzo brillava anche la Filodrammatica vinciana, nel segno di una continuità ininterrotta con una nuova generazione di attori. Le compagnie concorrenti nella zona erano soprattutto quelle di Monterappoli e di Fibbiana, allora diretta dall’attore e regista, Guido Zoppi, vincitore della prima rassegna regionale come migliore attore. Il dopo-teatro infine veniva allungato con le filastrocche e l’organo elettrico in uso all’epoca di un certo Fiorelli, cabarettista barzellettiere empolese. Il tutto avveniva a Vinci, a metà degli anni settanta. Erano gli anni in cui a Empoli nasceva il Teatro Shalom. Le prime televisioni private locali spuntavano come funghi. Tutte le rappresentazioni teatrali della stagione vinciana del 1977 venivano riprese da TeleTirreno 1, Canale 38 e Tele Montecatini.
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In testa, pubblichiamo con piacere il logo della edizione del 1977 di Vinci Teatro nel segno di una continuità nella tradizione, un vero e proprio passaggio di testimone, da Arlecchino a Stenterello, nel nome-simbolo della Quarconia, ovvero di un teatro di popolo e fatto per il popolo, richiamandosi addirittura ad una tradizione ottocentesca, quando Vinci era una piccola capitale della poesia in ottava rima. Ma questa è un'altra storia......
note a cura di Gangalandi, Dama di Bacco Vinci, 2010
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Poeti in ottava rima



sabato 25 settembre 2010

.. E PER SAN MICHELE I MAIALI TORNANO A CIRCOLARE !!!!!

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PER SAN MICHELE
I MAIALI TORNANO A CIRCOLARE
Vinci, 29 settembre
Storia degli abitanti più curiosi
nel sabato del villaggio
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Fin dai tempi di Leonardo, per San Michele di settembre, i maiali tornano a circolare per il paese, come ricorda lo statuto comunale del 1418, che inibiva la loro circolazione dal dì di San Michele a maggio fino a quello di settembre.

Della pena di tenere phorco fuori (R.60)
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Sia lecito a ciascuna sanza pena menare et menare fare porci overo troia in pastura o porcho dalla festa di Sancto Michele di Septembre per in sino alla festa di sancto Michele di maggio et da indi innanzi qualunque menasse o menare facesse o mandassi fuori i detti porci porcha o troia sia punita

Le ragioni erano senza dubbio molteplici. Innanzi tutto il cattivo odore, poi la sporcizia. La preoccupazione era tale che lo statutario si preoccupava, con la previsione di sanzioni pecuniare assai gravi, che non venisse sporcata la loggia e gli altri centri del potere politico e civile del paese

“ .. niuna persona del comune di Vinci ardisca lasciare per terra di Vincio o vero borghi o mercatale dessa alcuno porco o vero troia ne alcuna bestia lasciare o vero tenere di di o di nocte sopra alcuno cimitero o vero terreno del Comune overo dalcuna chiesa sagrato ne sotto la loggia del Comune se non ne il dì de mercato”

“ Et che niuno ardisca legare o fare legare o tenere alcuna troia legata in niuna via pubblica”

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Non solo. Una volta alla settimana era compito del Notaio del Comune, controllare che tutti i vinciaresi avessero pulito il giardino e lo spazio antistante la loro abitazione.
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Della pena di porre letame nelle vie o loggia ingombrare ( R. 60)
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“ … niuna persona ardisca overo presumma in niuno modo nelle vie publiche o vero in sul terreno del comune porre letame o spazatura nella terra di Vincio o vero borghi o piaze oltre a uno dì o vero esso letame porre o vero tenere fuori dalla casa in alcuno luogo per lo quale potesse alcuno puzo in tedio dalchuno uomo generare et ciascuno habitante in castello o in sul mercatale o borgo di castello di Vinci sia tenuto et debba ciascuno dì di sabato spazare et nectare o vero spazare et nectare fare innanzi alla casa della sua habitat ione. Et il notaio del comune sia tenuto et debba ciascuno dì di sabato cercare et chi facesse contro alle predette cose o alcuna desse

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Ma per quanto tempo sono circolati liberamente i maiali a zonzo per il paese di Leonardo? Per molto tempo in verità !
E’ sempre un anonimo detrattore dell’uso vinciarese segnare, o meglio glossare, lo statuto del comune del 1564 con la seguente famosa nota:
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Vidi Vinci da lungi e suo torrione
Lo credei culto e di person ripieno:
quando vi giunsi poi ‘l trovai sol pieno
di porci, brutte donne e ….. buggerone
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Tutto ciò lascia pensare come l’immagine del paese di allora fosse assai diversa da quella odierna, tutta curata, con la pavimentazione di cotto delle strade e piazze del borgo del Castello, molto raffinata negli arredamenti urbani di Piazza del Mercatale. Come del resto siano cambiati gli usi e costumi degli abitanti. Oggi la Publiser controlla che la gente addirittura separi la spazzatura, la cataloghi giorno per giorno, con apposita tassazione.
Ma i maiali ?
Il maiale era chiaramente il cibo dei più poveri. Vinci , senza dubbio, non era ricchissima quindi niente di male se il porcho o troia, come si diceva, circolassero liberamente. Senza cadere nel facile gioco di parole, già in uso fin dal XVI secolo, come dimostra l’anonimo poeta.
L’uso dell’allevamento del maiale è stato molto sentito nella civiltà contadina. La sua uccisione era un evento a cui partecipava tutta la famiglia, anche perché spesso legato ad un’economia di sopravvivenza, delle carni naturalmente non si sprecava niente!

lunedì 20 settembre 2010

PER SAN MATTEO INIZIA LA VENDEMMIA

Vigne di San Pantaleo, 2009.
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LA VENDEMMIA 2010,
nel dì di San Matteo, 21 settembre
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Ai tempi di Leonardo, la vendemmia non poteva essere iniziata a proprio piacimento bensì nel tempo ordinato per conto della Podesteria dai capitani e dodici consiglieri del Comune
" .... niuna persona del Comune di Vincio ardisca overo presuma vendenniare o vero vendemmiare fare innanzi al tempo ordinato o che si ordinerà pe' capitani et dodici consiglieri che per lo tempo saranno sieno tenuti et debbino ciascuno anno innanzi la vendemmia ordinare .... " ( Rubrica 57 - Statuto Comune di Vinci, 1418)
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Le vigne dei padri - La Via di Caterina, 2009 (foto C. Granata)
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Di solito, la vendemmia aveva inizio il primo giorno d'autunno, ovvero nel dì di San Matteo, come viene ricordato in molti altri statuti comunali del periodo
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Vendemmia a Vinci ( anni '80)
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" .... che niuna persona detà di sette anni o da indi in su ardisca o vero presuma danno dare in alcuna vigna piena di uve ..... " (Rubrica 63 - Statuto Comune di Vinci 1418)
Da tale norme si evince che anche i fanciulli dall'età di sette anni in su erano soggetti passivi della giurisdizione del Podestà e venivano puniti, soprattutto se scoperti ad arrecare danno alle vigne piene di uva.
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Vendemmia a Vinci (anni '80)
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Anche le bestie dovevano stare lontano dalle vigne, per almeno sette mesi, da marzo a settembre
"..... Et che se alcuna bestia pecorina caprina overo di qualunque generatione grossa danno dessino ad alcuna vigna daltrui da marzo insino a tucto septembre sia condannato il signore o vero guardia desse bestie... " (Rubrica 66 Statuto Comune di Vinci, 1418)
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La vigna dei poeti - La Via di Caterina 2009
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La vendemmia è da sempre l'occasione per radunare nella raccolta tutti i componenti della famiglia, dai più giovani ai più vecchi. Di solito, i parenti e vicini di vigna si danno una mano reciproca. E' anche l'occasione per fare un bilancio dell'annata che volge al termine, secondo la quantità e qualità del raccolto
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Il pescatore di terra

Eppure, prima del tramonto, quando all’ultima rondine
regalerò lo stelo per il prossimo nido, sono certo
che come un pescatore di terra tornerò per la vendemmia,
a gettare le reti e raccogliere i frutti dell’età,
nella speranza di trovare una conchiglia dimenticata
a raccontarmi di te, come di una madre.
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( da N. Baronti La Via di Caterina. Guida storica con note poetiche,
La Versiliana Editrice, 2009)