martedì 30 settembre 2014

VINCI, 4 OTTOBRE 2014 h. 21,15 LA CORTE DEL BARDO in SARTO PER SIGNORA al TEATRO AMATORIALE DI QUARCONIA


 TEATRO DI VINCI, 4 OTTOBRE 2014 h. 21,15
 Concorso Regionale di Teatro Amatoriale di Quarconia

LA CORTE DEL BARDO di Firenze
presenta
SARTO PER SIGNORA di G. Feydeu



La “Corte del Bardo” è un’associazione culturale fiorentina, nata nel 2012, che propone e produce spettacoli teatrali, unendo l’esperienza dell’attività didattica e di sperimentazione con i laboratori di Apparizioni Teatro Scuola a quella della gestione del Teatro Nuovo Sentiero, storico palcoscenico legato alla formazione giovanile del grande Paolo Poli.

Il nome della Compagnia è  preso a prestito da “The Bard”, il Poeta, di William Shakespeare. Due sono i pilastri della compagnia fiorentina: l’indiscussa passione per il teatro e la condivisa necessità di ricercare sempre la qualità del lavoro. La Corte del Bardo, seppur ancora giovane, concentra in sé l’esperienza di alcuni dei suoi fondatori impegnati da anni in campo teatrale, e che hanno voluto fare della “Corte” un luogo di scambio e sperimentazione teatrale. La “Corte”, luogo fisico o gruppo di persone? Chissà? Senza dubbio “teatro” di confronto artistico aperto alle contaminazioni e alle diverse proposte culturali, condividendo quindi lo spirito della rassegna vinciana, nata per mostrare e valorizzare le nuove esperienze del teatro amatoriale toscano.

Il testo che la Corte del Bardo rappresenta in concorso, “Sarto per signora” di George Feydeau (1862- 1921), è la classica commedia comica degli equivoci, che trae linfa vitale da tradimenti ed ingenuità, dove le coincidenze catastrofiche, le incomprensioni, le false scoperte disegnano congegni comici assurdi e tragici al tempo stesso e che evidenziano impietosamente il vuoto di valori della società borghese della Francia fine Ottocento.

Il testo è conosciuto per essere uno dei “cavalli di battaglia” dei grandi primi attori comici. Uno spettacolo (in tutti i sensi) che si addice ad un pubblico proteso alla risata e alla dirompente allegria.

domenica 28 settembre 2014

BREVI CENNI STORICI SUL TEATRO DELLA MISERICORDIA, IL TEATRO DI VINCI: UN PICCOLO SCRIGNO DI CULTURA, ARTE E TRADIZIONE VINCIANE

 
 Teatrino della Misericordia, Anni Settanta. La Fiera di Beneficenza

  BREVI CENNI STORICI SUL CINEMA TEATRO DI VINCI DETTO DELLA MISERICORDIA

Appunti per una ricerca sulla storia dell'associazionismo vinciano: dalla Croce Bianca alla Confraternita di Misericordia 
a cura di Nicola Baronti

La comunità di Vinci avvertiva la necessità di avere una sede comune per la Filodrammatica e Filarmonica fin dai primi del Novecento. Se ne faceva portavoce  una associazione di pubblica assistenza con fini umanitari, la Croce Bianca,  sorta a Vinci nel 1909 per l’iniziativa e l’opera del prof. Alessandro Martelli. Nell’adunanza del 24 ottobre 1926 il consiglio della Croce Bianca rilanciava al paese ancora una volta “l’idea della costruzione di un locale sociale e che in accordo con l’onorevole Prof. Martelli (raffigurato a destra, a braccetto con la Regina Elena, in visita ad Empoli, 1928) benemerito Presidente della Pubblica Assistenza il detto locale dovrà sorgere in unione a quello della Filodrammatica e della Filarmonica e secondo il progetto esposto nel locale sociale e sul terreno comunale espropriato da un bene della chiesa. L’onorevole Martelli acquisterà per £.3000 d’azioni a fondo perduto e probabilmente il terreno fabbricativo sarà ceduto gratuitamente dall’amministrazione comunale”.  L’episodio è curioso, significativo di come ancora oggi la realtà di un Cinema Teatro di un piccolo paese si trovi spesso a convivere con quella di un associazionismo di carattere assistenziale, fondato sul volontariato. Le ragioni non sono solo di carattere sociale, ma soprattutto economiche, legate probabilmente ai costi di gestione della struttura. L’impresa di costruire un vero e proprio Cinema Teatro di Vinci riusciva tuttavia al Comune, grazie anche all’opera dell’ingegnere Ugo Fucini. Il luogo prescelto era quello già individuato nella seduta della Croce Bianca, in prossimità del terreno dove sorgeva il vecchio cimitero del paese trasformato poi in Parco della Rimembranza, al quale lavorava probabilmente anche l’illustre architetto dell’onorevole Martelli,  Alfredo  Coppedè.

Nel 1927  il Comune deliberava la costruzione dell’immobile e di lì a poco i locali del Cinema Teatro venivano inaugurati. Nel tempo, visto anche il periodo storico, erano destinati ad uso gratuito e permanente dell’Opera Nazionale Dopolavoro Fascista. All’origine il complesso era composto da nove vani. Oltre alla sala per cinema e teatro, gestita dal dopolavoro comunale “Carlo Parenti”, vi avevano la sede varie associazioni dopolavoristiche e organizzazioni dipendenti dal Partito Nazionale Fascista (il comando della Centuria della M.V.S.N., il Comitato Comunale O.B., la ricordata Filarmonica del Dopolavoro). Nel 1940 il Comune di Vinci donava la proprietà dell’intero complesso al Fascio di Combattimento “Franco Martelli” e, per esso, al Dopolavoro Carlo Parenti al fine di “dare una tangibile e pubblica attestazione di attaccamento al Fascio che ha l’onore e il privilegio di intitolarsi al nome dell’eroica Medaglia d’oro, Franco Martelli”, morto il 15 dicembre del 1935 in Africa Orientale, durante la battaglia di Dembeguinà, nonché figliò dell’illustre onorevole Martelli.  La donazione veniva comunque subordinata all’inalienabilità del suddetto bene da parte del Fascio e all’obbligo di destinazione a Cinema Teatro della sala principale. In caso di mancata accettazione della donazione, l’immobile sarebbe stato comunque venduto all’asta. L’eventuale ricavato della vendita sarebbe stato destinato al miglioramento igienico del capoluogo (leggi approvvigionamento idrico, impianti igienici e fognature). Le ragioni della donazione, oltre che politiche, erano prettamente di carattere economico. Il Comune di Vinci infatti aveva investito notevoli somme per la costruzione dell’edificio, l’attrezzatura ed arredamento per spettacoli cinematografici e teatrali, senza riuscire tuttavia a ritrarre da esse alcun reddito, a fronte invece degli oneri non indifferenti di manutenzione ( imposte, premi di assicurazione e quant’altro); né d’altro canto si riteneva utile e corretto imporre alle associazioni cittadine canoni di locazione elevati, seppure adeguati all’importanza dei locali usufruiti.

Al termine della seconda guerra mondiale, l’intero complesso del cinema teatro dell’ex Opera Nazionale Dopolavoro Fascista (OND), veniva trasferito al Demanio come tutti i beni che appartenevano al disciolto Partito Nazionale Fascista.

Dopo alcuni tentativi del Comune di riacquisire la proprietà dell’immobile, nell’impresa ci riusciva soltanto  la Venerabile Confraternita della Misericordia di Vinci che, nel 1959,  si accordava per il trasferimento della proprietà dell’immobile con un grande sforzo finanziario, rateizzato in vari anni. Nel contempo, la sala principale del Cinema Teatro veniva messa a disposizione della collettività, oltre che per le iniziative culturali e ricreative della Misericordia vinciana.

Edo Leporatti, sotto la guida di Renzo Cianchi, si accingeva quindi a ridipingere definitivamente il vecchio “fascio”, contenuto in uno dei medaglioni dipinti sopra l’arco scenico, sostituito con il simbolo cristiano nel nuovo ente proprietario (croce latina di color rosso in campo azzurro sporgente in mezzo alle gotiche lettere F.M.). Da allora venne chiamato Teatro della Misericordia che, in virtù di una specie di storico contrappasso, si sostituiva alla concorrente Croce Bianca nell’idea originaria del progetto del prof. Alessandro Martelli, associazione definitivamente scomparsa con la seconda guerra mondiale per le evidenti collusioni con il fascismo locale.


La Fraternita della Misericorda, ormai proprietaria dell'immobile 1971
Dopo nuove e importanti stagioni teatrali e cinematografiche, a metà degli anni Ottanta, il salone centrale veniva chiuso per inagibilità.

Tina Vinci, compagna e spalla artistica di Ghigo Masino, 1977



Soltanto nel 2006,il Comune di Vinci e la Fraternita della Misericordia stipulavano una convenzione per restaurare i locali e restituirli alla disponibilità della comunità con una concessione d’uso trentennale in favore della locale amministrazione. Nel 2014 si apriva infine una nuova stagione per il Teatrino di Vinci, detto anche della Misericordia, nel segno peraltro di un altro luogo mitico del Teatro Popolare di Vinci, la Quarconia.

La nuova stagione del Teatro di Vinci
Si anticipa questa breve sintesi su richiesta  e sollecito di molte persone, anche in occasione della recente riapertura dello storico Teatro. L'autore della nota e la Dama di Bacco ringraziano per le foto Emma Cianchi e Emanuela Borgini Gandi. Un grazie anche agli amici del Teatro di Quarconia, del Teatro Popolare di Vinci: un'altra interessante storia dell'associazionismo vinciano

Ogni diritto è riservato.

domenica 21 settembre 2014

TEATRO DI QUARCONIA, LA QUINTA STAGIONE DEL TEATRO AMATORIALE TOSCANO A VINCI, DAL 27 SETTEMBRE AL 7 DICEMBRE 2014 CON GRANDI SORPRESE E GRADITI RITORNI


UNA GRANDE STAGIONE PER IL TEATRO AMATORIALE TOSCANO, LA QUINTA EDIZIONE DEL CONCORSO TEATRO DI QUARCONIA
Vinci, 27 settembre - 7 dicembre 2014


Cinquanta proposte di spettacoli teatrali per ventotto compagnie teatrali iscritte: questi sono i numeri della quinta edizione del concorso regionale del teatro amatoriale “di Quarconia” che si svolge a Vinci dal 27 settembre al 6 dicembre 2014 con il patrocinio del Comune di Vinci e dell’Unione dei Comuni del Circondario dell’Empolese Valdelsa. Una selezione e un compito molto difficili per la speciale commissione esaminatrice predisposta dall’organizzazione dell’Associazione Civile Casa del Popolo di Vinci che ha condotto alla formazione di un cartellone con nove rappresentazioni in concorso e due fuori. Collaborano alla realizzazione delle varie fasi della rassegna altre associazioni del territorio, dalla Pro Loco al Circolo Fantasy, con il supporto logistico della Fraternita di Misericordia, nel precipuo scopo di valorizzare tutte quelle forme di volontariato sulle quali si poggia il teatro amatoriale. Anche se poi, all’atto pratico, molte volte si dubita che di amatoriale ci sia ben poco, per la preparazione degli attori e degli allestimenti, come hanno dimostrato l’alto livello artistico delle passate rassegne e delle compagnie partecipanti, alcune delle quali si stanno affermando a livello nazionale. Naturalmente con il viatico e la fortuna della competizione vinciana!

Notevoli le novità di questa edizione.

Innanzitutto il luogo. Il concorso viene ospitato al Teatro della Misericordia di via Pierino da Vinci, il “vero” Teatro di Vinci, inagibile dagli anni Ottanta dello scorso secolo. Finalmente è stato restaurato, con grandi sforzi economici del Comune di Vinci, e riportato ai colori e splendori del caratteristico teatrino vinciano del primo Novecento. Rimane la vecchia intitolazione della rassegna alla Quarconia, in ricordo del teatro popolare ottocentesco di Vinci.

 
Teatro della Misericordia, Teatro di Vinci
A fare da cornice al programma, due serate speciali inaugurano e chiudono la stagione, due feste del Teatro (ad ingresso gratuito). La prima si svolge il 27 settembre, con l’illustrazione del programma, la comunicazione delle giurie e degli sponsor e la partecipazione, fuori concorso, della compagnia locale “I soliti ignoti … da Vinci”,  che presentano l'ultima fatica, “È solo una questione di corna”.

La seconda è prevista per domenica 7 dicembre, a chiusura della rassegna,  con la presentazione ufficiale della maschera di Vinci, “Quarconio”, una sorta di Stenterello, seppure con tutti i difetti e i pregi del “vinciano”, un personaggio senza età e contesto storico a rappresentare l’anima e i colori del paese. Ospite della serata è la compagnia Marvesio di Lamporecchio, con l’atto unico inedito “Le braghe d’oro” di Adelaide Faccenda, una farsa nello stile di una volta, con protagonista il nuovo personaggio del teatro vinciano.

Per quanto riguarda i riconoscimenti, accanto a quelli per la migliore rappresentazione, regia, allestimento scenico, migliori interpretazioni, viene riproposto il Premio del Pubblico, assegnato sulla base delle preferenze degli spettatori. Confermato il Premio Speciale “alla carriera” che, da quest’anno, viene assegnato ad una personalità del teatro toscano.

Uno sguardo al programma, senza dubbio vario per proposte e autori. Salvo qualche eccezione, comune denominatore degli spettacoli è la commedia che viene rappresentata nei diversi stili e forme.

S’inizia con i classici: come il “Sarto per  signora(4 ottobre), di G. Feydeau maestro della commedia francese, dai ritmi frenetici e da una comicità talvolta surreale, a cura della Compagnia “Corte del Bardo” di Firenze;  Luigi Pirandello si cimenta per la prima volta in questo genere con “L’uomo, la bestia e la virtù” (15 novembre), un testo del 1919, accolto sfavorevolmente dal pubblico di allora, sorpreso dai toni così farseschi e scollacciati dell’autore siciliano, poi rivalutato, fino a diventare oggi uno dei più rappresentati della produzione teatrale pirandelliana, che viene proposto a Vinci nell’allestimento della Compagnia Nuovo Teatro 2000 di Pisa; infine la commedia newyorchese di Neil Simon, storie di vita quotidiana e  tematiche familiari per suggerire nuove riflessioni , come in “Un giardino di aranci fatto in casa” (29 novembre) messa in scena dai “I giardini dell’arte” di Firenze, vecchia conoscenza della rassegna, in quanto compagnia vincitrice della terza edizione.

Non manca la nuova commedia italiana con “Ricette d’amore” (18 ottobre), opera di una giovane autrice, Cinzia Berni: una storia “piccante” tutta al femminile, a cura della compagnia “Sesto Atto” di Sesto Fiorentino,  presente con un cast e una regia completamente diversi da quelli che si sono affermati nella scorsa edizione.

Si segnalano nel cartellone due assolute novità, curate da due importanti autori-registi del teatro amatoriale toscano.

Giuseppe Golisano e la Compagnia Zona Teatro Libero di Bottegone (Pt), la veterana del concorso, anche pluripremiata nelle varie sezioni, propongono una nuova suggestiva versione di “Pinocchio … burattino senza fili” (11 ottobre) , ispirata alla fiaba, senza tempo, capolavoro di Collodi, che ancora incanta e stupisce per i suoi numerosi spunti di riflessione e chiavi di lettura. Dedicata ai “bambini” di tutte le età.

Franco Checchi e il Gad Città di Pistoia presentano il “Gran Caffè Concerto” (22 novembre), uno spettacolo in cui si alternano canzoni e prosa per ricreare le atmosfere e le situazioni del Cafè Chantant degli anni Trenta e Quaranta; un esperimento di “cabaret nel teatro” ispirato all’opera letteraria di Achille Campanile. Una nota storica: la compagnia pistoiese è stata una delle protagoniste delle ultime stagioni del Teatro di Vinci, correvano esattamente gli anni dal 1976 al 1978, con la direzione del fondatore Fabrizio Rafanelli e la partecipazione di Franco Checchi, a quei tempi, nelle vesti di giovane attore. Un gradito ritorno sul palco del Teatro di Vinci di una compagnia con una storia di oltre quaranta anni di teatro amatoriale ad altissimi livelli.

La commedia vernacolare è rappresentata da due affiatati gruppi teatrali.

Ritorna la Compagnia di Marcignana (Empoli), già premiata dal pubblico nella seconda edizione, con un classico del teatro fiorentino “ Ma icché gli farò alle donne” di Mario Marotta ( 25 ottobre) ricco di pittoreschi personaggi  e scenette comiche. Si ride di gusto anche di noi stessi e si ride veramente.

I “Guelfi e Ghibellini” di Scandicci, nuova gradita presenza per la rassegna vinciana, mettono in scena “Pasqua a Firenze in tempo di crisi” (1 novembre) una commedia brillante in vernacolo, liberamente tratta daVole Pensione di Silvio Catani dal regista Romano Manetti. Situazioni comiche, battute al fulmicotone, un finale a sorpresa, come nella migliore tradizione del teatro fiorentino

A fare da contrappasso, infine, due testi drammatici di chiaro impegno civile.

“ Destinatario sconosciuto” di Katherine Kressmann Taylor ( 8 novembre), una rappresentazione dal ritmo serrato con uno stile sobrio, essenziale, costruita sul racconto epistolare tra due amici, entrambi di origine tedesca, all’inizio del tragico olocausto della seconda guerra mondiale.  Uno spettacolo presentato nelle scuole della Valdelsa in occasione della Giornata della Memoria nell’allestimento del “GAT” di Castelnuovo d’Elsa, che approda alla rassegna vinciana.

Fuori concorso, infine, “La sgualdrina timorata” di  J.P. Sartre ( 6 dicembre), presentata dalla Compagnia Unicorno di Vinci, una denuncia del razzismo e dell’ipocrisia borghese statunitense del primo Novecento. Una storia per molti aspetti, ancora attuale.





Per questa nuova stagione al Teatro di Vinci, la rassegna del Teatro di Quarconia si presenta con un programma veramente ricco di spettacoli, tra classici e novità del teatro amatoriale toscano, grazie anche alle selezionate compagnie che  molto spesso rappresentano delle eccellenze non solo a livello regionale. L’appuntamento è settimanale, tutti i sabati alle 21,15, dal 27 settembre prossimo.

Si ricorda che, nello stile del teatro popolare di Vinci, gli spettatori sono parte attiva della rassegna.

Al termine di ogni rappresentazione infatti sono chiamati ad esprimere il loro giudizio mediante una apposita scheda di voto. Il pubblico è il giurato più importante: assegna l’omonimo premio, da quest’anno autonomo rispetto a quello del vincitore assoluto, e concorre con il voto della giuria tecnica a determinare, in apposita percentuale, le graduatorie finali delle varie sezioni e i vincitori.

Per tale motivo, l’organizzazione ha pensato uno speciale abbonamento a prezzi  assai vantaggiosi per i dieci spettacoli del concorso per premiare anche coloro che vogliono essere spettatore e giurato a tutti gli appuntamenti. Gli abbonamenti sono già in vendita presso il Bazar Cinelli, via Giovanni XXIII° Vinci. Prenota subito una serata con la commedia al Teatro di Vinci!
Gangalandi   

LA FERITA DI SAN PANTALEO E DELLA VALLE DEL VINCIO, 19 SETTEMBRE 2014

La "ferita" allo storico ippocastagno (il castagno servatico) di San Pantaleo (Dama di Bacco, 21.9.2014)
 LA "FERITA" DI SAN PANTALEO E DELLA VALLE DEL VINCIO

19 settembre 2014
Sono ore di grande dolore per molte persone e famiglie di questa parte di Toscana. Forse può  apparire inopportuno proporre soltanto l'immagine di un albero "ferito". Ci sono immagini altrettanto devastanti e senza dubbio più drammatiche. La Dama di Bacco ha deciso di non pubblicarle. Ci limitiamo a questa fotografia per il suo grande valore simbolico. Il "castagno selvatico" ovvero il secolare ippocastano delle antiche Feste di Maggio in quel di San Pantaleo, dove venivano a cantare le cembalaie (maggiaiole) di Stabbia, è diventato dal 2007 un simbolo "civico" per la riscoperta storica, culturale e turistica di questa bellissima zona del nostro comune, conosciuta ormai come il "paesaggio materno di Leonardo", territorio condiviso anche con i limitrofi Cerreto Guidi e Lamporecchio. E' stato danneggiato e amputato dal tornado di una parte della sua bellissima chioma. La "ferita" è visibile come un grido lancinante, ma è rimasto in piedi! Non sappiamo se riuscirà a sopravvivere, sappiamo però che quelle radici così avvinte a questa terra, alla sua storia e tradizione hanno resistito ad uno dei peggiori cataclismi che potesse capitargli. E' rimasto in piedi con la passione e l'orgoglio che hanno animato generazioni di uomini di terra, dei "pescatori" di questa terra, ricolma di vigneti e dei nicchi fossili, che si nascondono tra le zolle, cari al ricordo di un Leonardo fanciullo e di una madre misteriosa, Caterina. Questo è il senso e la forza per il ri-nascimento di San Pantaleo e dell'intera valle del Vincio, duramente colpita dai recenti eventi. E ancora una volta, l’antico albero rappresenta, anche visivamente, quei valori fondamentali per il riscatto di un popolo dinanzia ad una delle peggiori avversità.
La Dama di Bacco esprime la propria solidarietà a tutte le persone che sono rimaste vittime dell'immane disastro.
L'albero secolare è stato oggetto di grande attenzione da parte della popolazione del luogo (giugno-luglio, 2007). Ammalato a causa di un parassita, è stato curato inizialmente anche grazie all'intervento del Comune. E' tornato a fiorire, pur avendo ancora bisogno di cure. Rappresenta fin dal 2007, uno dei simboli del paesaggio di San Pantaleo. Già nel 2007, un piccolo comitato richiedeva il suo inserimento tra gli "alberi monumentali della Toscana".


I danni del nubifragio, Vinci 19.9.2014






L'ippocastano tornato a fiorire, maggio 2008


IL “CASTAGNO” DI SAN PANTALEO

Il  “ castagno” di San Pantaleo, come viene di solito chiamato dalla gente del posto, è in realtà un ippocastano o “castagno d’India” (Aescolus hippocastanum).
E’ una pianta secolare, alta 20 metri e con un diametro di circa 99 cm.
Da qualche anno, nella stagione estiva, il “castagno” di San Pantaleo si  “ammala”, a causa di un insetto, la Cameraria Ohridella, arrivato in Italia agli inizi degli anni 90, proveniente dalla Macedonia, che colpisce esclusivamente gli ippocastani. Tale insetto non comporta pertanto alcun rischio di tipo sanitario né per l’uomo né per gli animali domestici, ma se non prontamente debellato con cure adeguate potrebbe condurre a morte la bellissima pianta, simbolo di San Pantaleo.
Per tale motivo, a primavera, la chioma dovrá essere adeguatamente trattata, monitorando con apposite trappole lo stato della pianta, dal mese di marzo ad agosto.
Dalla relazione tecnica dell’ARPAT, Agenzia Regionale per la protezione ambientale della Toscana, del 9.7.2007, in seguito all’appello dei cittadini di Vinci e San Pantaleo.


La "cura". Gli operai del Comune impegnati nel trattamento antiparassitario (primavera 2008)

La campagna di stampa per la salvezza del secolare albero, agosto 2007 ( articolo di Paolo Santini)
Il manifesto del Comitato San Pantaleo, attuale più che mai, per la conservazione e tutela del paesaggio materno di Leonardo.
PETIZIONE POPOLARE

Al Sindaco di Vinci,  Diocesi di San Miniato, Lega Ambiente – Sezione Empolese, Parrocchia di San Pantaleo all’Apparita. A tutte le libere Associazione di promozione ed iniziativa culturale,
ambientaliste e di tutela del patrimonio artistico e paesaggistico del Montalbano e di Vinci

SALVATE IL “CASTAGNO” DI SAN PANTALEO
In occasione del percorso enoteatrale “ Da Babbo a Mamma”, organizzato dall’Associazione Terra Felix ed inaugurato il 24 giugno scorso, che si concludeva in quel di San Pantaleo, a circa 3 km dal capoluogo, alcuni residenti hanno promosso una raccolta di firme affinché il secolare e grande “castagno” posto dinanzi alla chiesetta rurale, che caratterizza l’immagine dell’intero piccolo borgo “ecclesiastico”, attualmente ammalato, possa essere presto curato al fine di scongiurarlo da una triste e inesorabile sorte.
San Pantaleo è un luogo caro alla memoria della cittá di Leonardo, in quanto in quel popolo visse la madre naturale, Caterina, “donna” dell’Accattabrighe, e i loro figli, fratelli del Genio, la Piera, nata l’anno successivo, Maria, Lisabetta, Francesco e la Sandra. La Chiesa di San Pantaleone, posta nella Diocesi di San Miniato, é ricordata addirittura negli atti di cessione dei terreni da parte dei Conti Guidi al Comune di Firenze nel 1255 e, seppure non piú aperta al culto da oltre trenta anni, rappresenta con il suo sagrato in mattoni ed il grande prato una terrazza naturale sull’intero Montalbano, un piccolo “diamante” incastonato nella rigogliosa sottostante valle del Vincio, ricca di vigneti, ma anche di quei salici purperei posti lungo il fiume, da cui deriva il nome del paese ed il cognome della famosa famiglia.
Il secolare castagno si è  purtroppo “ammalato” e necessita probabilmente di cure immediate. L’appello dei residenti, in poche ore, ha trovato domenica scorsa un subitaneo riscontro con oltre cento firme da parte dei partecipanti, molti dei quali giovani che per la prima volta, grazie alla nuova iniziativa delle associazioni vinciaresi, visitavano il borgo di San Pantaleo. La sottoscrizione della presente petizione è quindi aperta a tutte le persone che hanno veramente a cuore la storia di Vinci e di Leonardo.
Salviamo quindi il Castagno di San Pantaleo e il piccolo borgo da una ingiustificata dimenticanza degli uomini, ricollocandolo nel posto che si merita nella vita leggendaria di Leonardo e del suo paese.
L’appello è pertanto rivolto, oltre che ai proprietari, agli amministratori locali e  a tutte quante le associazioni ambientalistiche competenti della cittá di Vinci, affinché attivino le migliori sinergie e la piccola chiesetta torni a risplendere sotto l’ombra del grande castagno.San Pantaleo, nel dí della festa di San Giovanni Battista 2007
Seguono firme dei cittadini

La foto dell'appello del giugno 2007 alle autorità civili e religiose, con il protocollo del Comune di Vinci, datato 5.7.2007
 
Il logo del Comitato San Pantaleo, nato anche sulla spinta della petizione popolare, con due simboli, l'abero e il campanile, la società civile e quella religiosa.

Due partigiani, il "castagno" e la torre selvatici,
maestri del borgo pietroso e verde abbandono
pur coscienze ardite, come la parola fra amici,
o le vecchie campane che onoravano il patrono.

da  " A che servono le campane?" in N. Baronti "La via di Caterina" La Versiliana Editrice, 2009